MONASTERO della VISITAZIONE
COMO
28 aprile 1819 28 aprile 2019
200 anni di vita consacrata
Un irrinunciabile luogo dello Spirito
Che ne sarebbe della Chiesa senza la vita contemplativa? Che ne sarebbe delle membra più deboli della Chiesa che trovano in voi un appoggio per continuare il cammino? Che ne sarebbe della Chiesa e del mondo senza i fari che segnalano il porto a chi è sperduto in alto mare, senza le fiaccole che illuminano la notte oscura che stiamo attraversando, senza le sentinelle che annunciano il nuovo giorno quando è ancora notte?
(Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Pro Orantibus, 21 novembre 2018)
200 anni di silenziosa, ma provvidenziale presenza a Como del Monastero della Visitazione hanno segnato in positivo la vita della città. Sono davvero tante le persone che hanno riconosciuto e riconoscono ancora oggi nelle Sorelle del Monastero un sostegno, un faro, una sentinella. Ripercorrere gli eventi che hanno caratterizzato la vita del Monastero in due secoli di storia è l’occasione per riscoprire questa preziosa presenza e ringraziare vivamente il Signore. Ed è anche l’opportunità per invocare sempre e nuovamente dal Signore sante vocazioni che permettano di mantenere vivo questo irrinunciabile luogo dello Spirito.
(Como, 8 dicembre 2018 Mons. Oscar Cantoni Vescovo di Como)
La gioiosa ricorrenza dei 200 anni di presenza del Monastero della Visitazione in Como, ci offre una occasione provvidenziale per riportare alla luce il bellissimo e significativo legame che Don Luigi Guanella ebbe con le Monache Visitandine.
Condivisero questa sua singolare e profonda esperienza di comunione Don Aurelio Bacciarini e Madre Marcellina Bosatta. Non possiamo fare a meno dunque di soffermarci su tale realtà e con animo grato e stupito, rendere lode a Dio che ispira e alimenta le opere carità a beneficio dei poveri, radicandole in queste segrete e feconde sorgenti fatte di preghiera, di amicizia, di comunione nello Spirito.
Ci aiuta in questa “rivisitazione” don Piero Pellegrini (1928-2003), storico esperto e indimenticabile cultore della spiritualità guanelliana.
Don Pellegrini, in un suo articolo pubblicato nel Bollettino “La Divina Provvidenza” (n° 3/1994), dopo una premessa in cui rileva i principali eventi della storia delle Visitandine, si sofferma in particolare sulla celebrazione del 3° centenario dell’Ordine tenuta nel giugno 1910. Sia Don Guanella come don Bacciarini in tale occasione ebbero modo di parteciparvi attivamente insieme a Madre Marcellina e agli ospiti delle loro Case. Da cogliere anche la speciale “collaborazione” delle Monache Visitandine nei lavori di ampliamento del Santuario del Sacro Cuore. A conclusione dell’articolo, si riportano due lettere che Suor Marcellina Bosatta indirizzò alla Madre della Visitazione quasi a suggello, semplice ed essenziale, di come don Guanella “padre” e suor Marcellina “madre” hanno saputo nutrire i loro figli e figlie spirituali con il pane quotidiano della preghiera e del sacrificio condiviso con queste Sorelle contemplative. Un insegnamento che ci pare quanto mai ricco di saggezza e di attualità.
(suor Franca Vendramin)
LE SUORE DELLA VISITAZIONE DI COMO
E DON GUANELLA
E’ una vicenda di monasteri e conventi iniziata parecchi secoli fa. In principio a Como c’era l’antico convento di S. Margherita di suore benedettine, che erano rimaste proprietarie anche dell’antica loro prima sede di S. Ambrogio in città. Questi monasteri si ricollegano alla più antica tradizione monastica della città; secondo alcuni al tempo della Sante Liberata e Faustina del secoli VI.
Nei primi decenni del 1600 alcune donne, che vivevano in famiglia secondo lo spirito di S. Francesco, si raccolsero nel convento di S. Ambrogio e, qualche anno dopo, accettarono di continuare in un nuovo convento dedicato a S. Carlo di regola cappuccina, realizzato da una suor Ferrari, ampliando un edificio esistente presso Porta Sala. Allora quelle aggiunsero alla professione religiosa anche l’impegno dell’educazione delle giovani della città.
Nel 1782 Giuseppe II Imperatore d’Austria soppresse numerosi conventi, risparmiando quelli dell’Ordine della Visitazione; allora le Cappuccine di S. Carlo cambiarono in fretta l’abito loro con quello delle Visitandine, trasformandosi subito e autonomamente in Suore dell’Ordine risparmiato dal decreto dell’imperatore e continuarono nell’educazione delle giovinette.
In questo modo resistettero anche alla soppressione napoleonica, deponendo l’abito religioso ma restando unite in comunità e dedicandosi sempre all’educazione.
Passata anche la bufera napoleonica le cosidette visitandine vollero sistemare la loro posizione canonica aggregandosi regolarmente all’ordine della Visitazione, l’ordine fondato da S. Francesco di Sales e da S. Giovanna F. si Chantal. Ottennero allora di essere aggregate al monastero della Visitazione di Milano, da dove venne inviata anche la madre superiora (6 aprile 1819) per dare una buona formazione conforme alle caratteristiche proprie dell’Ordine.
La vecchia sede di S. Carlo cominciò a mostrarsi inadatta quando la città si estese rapidamente fuori le vecchie mura e venne costruita la ferrovia con stazione a S. Giovanni e, per portare lo scalo fino al lago, i binari furono fatti passare proprio sulla proprietà del convento, che fu tagliata in due.
Venne cercata un’altra sede, e alla fine si decise di costruirne una del tutto nuova nel borgo S. Martino, dove l’espansione della città era ancora limitata. In due anni fu costruito il nuovo monastero dove le Suore poterono entrare il 18 aprile 1894 (lasciando la sede provvisoria di Camerlata dove le suore erano rimaste per due anni, avendo nel 1892 lasciato libero il vecchio convento di S. Carlo.
Il Cardinal A. Ferrari, ancora vescovo di Como, celebrò la prima Messa nel nuovo monastero il 19 aprile. La chiesa venne pronta poco più tardi e cominciò ad essere officiata il 13 agosto 1894.
Per questo le Suore della Visitazione celebrano in questo 1994 il 75° della presenza visitandina in Como e 100° del monastero di Como Borghi.
Como Borghi era diventato in quegli anni un crocevia della carità e della preghiera e quelle buone madri vi sostennero una parte eminente, bilanciando la molta carità con molta preghiera.
La storia di questi ultimi cento anni è iniziata sotto il segno della santità speciale, o eroica, come si usa dire per quella forma di santità che la Chiesa approva e onora in modo speciale e che presenta alla venerazione e alla imitazione del popolo fedele. Benedetto dal beato vescovo Ferrari, il monastero vide subito fiorire al suo interno la santità della Serva di Dio suor Benigna Consolata Ferrero (entrata nel 1907, defunta il 1° settembre 1916) che nella semplicità e umiltà, nel nascondimento e nella preghiera seppe camminare tanto avanti sulle vie dell’amore infinito di Dio, ricevendo anche le confidenze del sacro Cuore.
Ma anche all’esterno circolano attorno al convento altre persone che emergono per santità e per carità; esse si conoscono e si sostengono in profonda comunione di santi: il beato Luigi Guanella e il Servo di Dio mons. Aurelio Bacciarini.
I rapporti di don Guanella con le suore della Visitazione furono intensi e di grande vicinanza e familiarità anche se poco documentati; spesso si tratta di ricordi ormai lontani e trasmessi oralmente, oppure di qualche appunto e di poche lettere di don Guanella alla Superiora. Ma qualche ricordo di relazioni intense con don Guanella e mons. Aurelio Bacciarini, appare ben documentato ed espressivo.
Si ricorda in particolare la celebrazione del 3° centenario dell’Ordine tenuta nel giugno 1910.
Delle feste fatte in quell’occasione resta una relazione abbastanza diffusa in una di quelle lettere Circolari con a scadenza triennale in uso nell’Ordine. Nella lettera del 1913 si ricorda: “ci sono anzitutto, all’inizio di questo ultimo triennio, le feste del Terzo Centenario (della fondazione dell’Ordine, avvenuta il 6 giugno 1610) che abbiamo cercato di rendere le più riuscite possibili. Descrivere i particolari di quei giorni benedetti, sarebbe un ripetere ciò che le vostre comunità ci hanno raccontato di quelle grandi solennità! Triduo di esposizione del SS. Sacramento il 3,4,5 giugno e il 6 la nostra grande giornata, memorabile fra tutte.
Ogni giorno vennero celebrate parecchie messe di seguito e alle 9 santa messa cantata. Alle 7 di sera discorso seguito dal solenne saluto, (si succedettero i Canonici della Cattedrale, i parroci della città e altri numerosi ecclesiastici vollero celebrare).
Citiamo tra gli altri il venerato canonico Luigi Guanella, l’apostolo della carità, degno emulo dei nostri santi taumaturgi, i venerabili Cottolengo e don Bosco, il quale, sul loro esempio, ha aperto un rifugio a tutte le miserie e ha raccolto in un grande ospizio un gran numero di ragazzi poveri che trovano, accanto a lui, con le gioie della famiglia, una educazione cristiana e apprendono un mestiere che li rende capaci di procurarsi a suo tempo una esistenza onesta.
Il venerato don Guanella celebrò la messa cantata, assieme ai suoi degni figli che egli con umiltà chiama Servi della Carità, inoltre anche le sue degne figlie, le Suore della Provvidenza, con la loro Reverendissima Madre Generale. Erano presenti con tutto il personale della casa di Santa Maria di Lora.
I più piccoli, incantevoli nel loro contegno angelico, seguivano con ammirazione le cerimonie della Chiesa, compiute da colui che essi giustamente chiamano loro Padre e loro Santo, e i grandi eseguivano una musica grave, devota, armoniosa che ispirava raccoglimento. Abbiamo sentito che la nostra piccola chiesa era occupata dai prediletti del Salvatore”.
Nel Cronicon del monastero sono meglio precisati altri particolari: il triduo durò effettivamente tre giorni: dal 4 al 6 giugno. Il primo giorno la messa delle 9 cantata fu celebrata da don Guanella con accompagnamento di canti e suoni dei seminaristi della Provvidenza. Il terzo giorno sera ancora i cantori della Provvidenza cantavano i Vespri.
La predicazione serale fu tenuta tutti i tre giorni da don Aurelio Bacciarini che tenne il discorso anche alla messa delle 9 del 6 giugno, in cui “augura alle Suore la Croce di Gesù Cristo, augurio che fa fremere il mondo ma rallegra i veri amanti di Gesù Crocifisso”. Questi sono auguri che solo i santi usano scambiarsi tra loro. E a proposito di croci le Madri ricordano ancora che don Guanella, quando tornò dal pellegrinaggio in Terra Santa (1912), portò in dono-ricordo alle care suore della Visitazione un bel Crocifisso in madreperla, alto 40 centimetri.
Una lettera di don Aurelio Bacciarini del 1911 mostra la confidente familiarità che esisteva tra le comunità della Visitazione e della Provvidenza.
Don Guanella coi suoi confratelli aveva deciso di ampliare la chiesa costruita due decenni prima perché fosse veramente un degno santuario del S. Cuore e decisero di avvertire le autorità ecclesiastiche e le persone più care e più vicine alla Casa della divina Provvidenza, comunicando la notizia e invitando a inviare un’offerta che fosse di esempio e stimolo ai molti amici e benefattori; per questo sarebbe stato pubblicato sul mensile della Casa, con la notizia della decisione, il primo elenco di questi amici autorevoli che avrebbero fatto in questo modo da garanti della serietà dell’impegno assunto. Così don Bacciarini, il 19 marzo 1911, scrisse alla superiora, (suor Maria Luigia Sobrero) un foglietto con la sua “modesta ma vivissima supplica”.
Dopo di aver indicato il motivo della richiesta a una comunità che sapeva più povera della sua, scriveva: “Mi perdoni, Reverendissima Madre, se io non so decidermi ad aprire una sottoscrizione così detta senza il nome di chi presiede alle Suore Salesiane di Como, che rappresentano la Congregazione prediletta del S. Cuore di Gesù.
Mi permetta quindi che io La registri tra i primi benefattori: il suo nome ricorderà i trionfi di Paray-le-Monial e sarà d’incoraggiamento ad atri. Conosco i generosi sacrifici che Ella ha già fatto per la nostra Casa; sarei indiscreto se pretendessi molto da Lei; non cerca che quella tenue offerta che Lei crederà bene di dare, unicamente perchè la adesione delle Figlie primogenite del S. Cuore mi pare una garanzia per quest’opera tanto santa. Non occorre che Lei versi adesso la somma che crederà elargire; basterà che mi significhi con due righe la sua intenzione.
Perdoni, Rev.ma Superiora, il mio ardire: il Sacro Cuore di Gesù – per servirmi di una parola della B.M. Alacoque – si ricorderà in eterno di quanto Ella farà per Lui”.
Nel numero di marzo del 1911 il bollettino di don Guanella presenta quel primo elenco: “Il sacro Cuore di Gesù, testimonio della nostra riconoscenza, ricompensi largamente quei generosi che già alle prime avvisaglie del progetto si affrettarono a inviarci la loro offerta, felici di concorrere a un’opera di tanta gloria pel Cuore di Gesù nostro Signore. Ne diamo l’elenco con infinita compiacenza nella dolce certezza che l’esempio sarà imitato da tanti”.
Nell’elenco, comprendente una dozzina di nomi, aperto dal card. A. Ferrari con L. 100, appare anche la nota: “RR: Suore della Visitazione di Como per il S. Cuore di Gesù, glorificato dalla loro Santa Sorella la B. Alacoque L. 50”. Nel santuario ampliato, nel 1920 in occasione della canonizzazione un altare fu dedicato a “S. Margherita Alacoque”.
L’aiuto era reciproco; quando mancava il loro cappellano le suore invitavano un sacerdote della Provvidenza; vi andavano don Guanella o don Bacciarini o qualche altro secondo le possibilità. Ricordano ancora il nome di don Luigi Lavizzari.
Quando don Guanella vi si recava non gradiva espressioni di stima o di ossequio e vi reagiva con gesti e parole che denotavano la sua insofferenza; portava la Comunione alle suore ammalate con grande umiltà e con comportamento dimesso quasi sgarbato, come segno di rifiuto di lodi e di apprezzamenti delle suore, che invece ne restavano più edificate.
Le probande visitandine andavano nelle case di Como e di Lora S. Maria a prestare il loro servizio ai poveri accolti dalle due case, sempre ben trattate e liete di questo servizio e ricevevano sempre qualche cosa da portare al convento. Le novizie guanelliane scendevano, spesso con la superiora generale sr Marcellina, da Lora al convento per pregare ed edificarsi alle preghiere e ai canti delle madri. Le monache anziane hanno riferito più volte lo stupore e l’entusiasmo che creava questa schiera di giovane novizie che scendevano ordinatamente nella loro chiesa e restavano stupite al vedere la lunga fila: le prime erano già in chiesa e le ultime (che tempi!) erano ancora fuori sulla strada. Indugiavano a parlare colla Superiora (dopo Madre Sobrero venne eletta suor Giuseppina Scazziga) e dal colloquio uscivano entusiaste e ammirate per la semplicità e la carità di quelle madri.
Nel silenzio della loro giornata lavoravano a preparare tovaglie o piccoli oggetti per la Messa. La festa di tutti i Santi 1914 don Guanella scriveva a madre Scazziga i ringraziamenti per l’invio di oggetti sacri; “è una provvidenza per l’Oratorio di Abbiategrasso, dove nostre Suore da anni aspiravano ad un oratorio e lo ebbero di questi dì. I santi tutti intercedano pro nobis”. E, per il Natale successivo, rinnovando il ringraziamento per altri oggetti inviati per il culto, aggiungeva: “Useremo con molto profitto il corredino del Santo Natale inviatoci e con questo ci parrà di presentarci con migliore preparazione per disporre il divin Salvatore perché ci accetti come parafulmini a placare l’ira celeste e impetrare alla terra la Pace che tutti i buoni desiderano ad ogni costo di supplicazioni e di sacrifici. – Preghino con noi. Ricevo Benedizione del S. Padre or ora e che leggeranno sul periodico di Gennaio e la applico loro ex corde”.
Quanto bene materiale e spirituale sia passato nel rapporto tra le due case e comunità religiose è impossibile dire. Don Aurelio Bacciarini in una predica del triduo del 1910 spiegava: “Che cosa fanno i Monasteri di clausura? Danno lode a Dio: e annota come punti da sviluppare: potenza e valore della preghiera d’intercessione: le suore di clausura salvano le anime. Prezioso tesoro di devozione al suo Sacro Cuore, che Gesù ha affidato alla Visitazione”. E a conclusione del triduo, proponeva anche: “Obblighi e doveri della società verso la Visitazione: deve amarla, proteggerla, sostenerla e conservarla”.
Non fu certo un rapporto esclusivo: il bene si spargeva in tutta la borgata; la chiesa o la grata erano diventate una scuola di bontà, di santità, di fiducia nel Cuore di Gesù. E Madre Scazziga o Madre Dolci erano per gli adulti e anche per i ragazzi l’immagine viva della Madonna madre del buon consiglio venerata nella loro chiesa. E fu una pioggia di grazie che continuò a scendere sulle nostre case e sulle famiglie di noi del borgo S. Martino. Sono ormai cento anni di grazie e di benedizioni invocate e ottenute dal Cielo; la Casa divina Provvidenza fu una di quelli che ne hanno goduto di più.
(Piero Pellegrini)
Lettera di madre Marcellina Bosatta, Confondatrice
alla Superiora del Monastero della Visitazione di Como
Como, 12.11.22
Como, 12.11.22
Con viva riconoscenza ringraziamo il Venerato Monastero della Visitazione di S. Maria che con le povere Figlie di Santa Maria della Provvidenza si degna associarsi per tributare a Dio fervide lodi pei favori molteplici elargiti dalla Sua Bontà al nostro umile Istituto nel corso dei suoi cinquant’anni di vita.
A Pianello si iniziava l’Opera colla devozione al Sacro Cuore di Gesù, e della Beata, ora Santa Maria Alacoque si leggeva con amore la bella vita, sulla quale modellò un poco la sua la nostra Serva di Dio Suor Dina Chiara Bosatta, della quale il nostro Santo Fondatore volle scriverne la vita.
Da Pianello il Sacro Cuore ci portò a Como, dove si ebbe pure il bene di conoscere le care Visitandine che con le loro fervide preghiere ci hanno aiutati a far sorgere il Santuario del Sacro Cuore e a fondare le Opere tutte e della Divina Provvidenza.
Le loro antiche venerate Madri ben si ricorderanno quanto il nostro Santo Fondatore e noi abbiamo ricorso le tante volte al prezioso aiuto della loro santa preghiera.
Preghiamo ora di cuore a volere continuarcela, perché oggi più che mai abbiamo bisogno dell’assistenza e della misericordia del SS. Cuore di Gesù. Ricambieremo colle nostre povere suppliche alla Vergine SS. della Provvidenza.
Ripetiamo le nostre grazie anche per l’offerta che V.M. volle aggiungere, e con religiosi ossequi godo di dirmi nel Signore
obbl. ma Serva
Suor Marcellina Bosatta Sup.
Reverendissima Superiora,
ho gradito con tanto piacere l’immagine e la reliquia della Santa Fondatrice della Visitazione che Vostra Maternità si è degnata farmi tenere in questa settimana. La nostra Chantal ne deve certamente ottenere dal Cuore di Gesù qualche speciale grazia, ora che è venuta a stare con noi. E già l’abbiamo incaricata di chiedere, per tutte le Figlie di Santa Maria della Provvidenza lo spirito dolce e retto e santamente pratico che a lei pure aveva donato la Bontà del Signore.
Ci aiuti ancora, Venerata Madre con le preghiere delle sue ottime Suore a ottenerci questa grazia e gliene saremo sempre grate. Le ricambio poi auguri di ogni bene, mentre sentitamente la ringrazio del religioso dono che ha voluto offrirmi.
In Domino
Suor Marcellina Bosatta, Superiora Casa Divina Provvidenza – Como –
(senza data)
(Lettere ritrovate nell’Archivio centrale delle Figlie di S. Maria della Provvidenza di Roma)