NOVEMBRE 23

RITIRI SPIRITUALI 23/24

1° RITIRO CON CATERINA OSTINELLI

11 novembre 2023

MYRIAM, PROFEZIA AL FEMMINILE
di Caterina Ostinelli

Myriam è presente nella storia di Mosè dall’inizio alla fine, ma la sua presenza è poco visibile e molto silenziosa: è menzionata in tutto il racconto solo tre volte. Tre brevi sequenze sufficienti per farci scorgere la sua forte personalità, assolutamente moderna per i suoi tempi.
1. MEDITAZIONE SUL TESTO BIBLICO
a) Ragazzina intraprendente (Es 2,1-8)
 Es 6,20; Nm 26,59; 1Cr 5,29 : con fatica ottiene un posto nella genealogia!
 Incarna quella qualità tutta femminile della difesa della vita ad oltranza per salvare il fratellino usa la forza della parola, della persuasione e del convincimento.
b) Profetessa (Es 15, 19-21)
 Nel Cantico di Mosè presso il mar Rosso Myriam fa capolino, ritagliandosi uno spazio importante: coinvolge le donne, facendole partecipare al rendimento di grazie non più solo con la voce, ma con la musica e le danze!
 “profetessa”, come Mosè e Aronne (Cfr. Mi 6,4)
 Secondo il Targum, tutti e tre profeti, ma ciascuno con un ruolo diverso: “Mosè per insegnare la tradizione, Aronne per imporre la riconciliazione sul popolo e Myriam per istruire le donne”.
 Incarna la prerogativa delle donne a liberare ogni energia e darsi con tutte se stesse per fare festa (cfr. unico caso contrario nella Bibbia stigmatizzato: 2Sam 6, Mikal)
 “sorella di Aronne”: “sorella” e non sposa! Un anticipo della vocazione verginale di Maria di Nazareth; una chiamata divina, implicita, che si è resa evidente nella scelta di dedicarsi con tutta se stessa alla missione affidata da Dio ai suoi fratelli.
c) Autentica leader del suo popolo (Nm 12)
 Myriam e Aronne contestano un indebito abuso di potere da parte di Mosè: accusa infamante o giusta rivendicazione (cfr. Es 18, dialogo tra Mosè e Ietro)?
 L’ira di Dio sul terribile male della “maldicenza” che divide famiglie e comunità
 La lebbra di Myriam segno della grave malattia spirituale della gelosia/invidia che colpisce facilmente le donne (?!) e dalla quale solo Dio può guarire.
 La morte di Myriam e dei suoi fratelli nel deserto e il diverso trattamento di Myriam (Nm 20,1;22-29; Dt 34;31)
 La rivendicazione del ruolo femminile e il riconoscimento fattivo del popolo: “Vox populi, vox Dei”

 

2. TESTI PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

«La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in modo speciale l’uomo, l’essere umano. Naturalmente Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia questo affidamento riguarda in modo speciale la donna – proprio a motivo della sua femminilità – ed esso decide in particolare la sua vocazione. (…) La donna è forte per la consapevolezza dell’affidamento, forte per il fatto che Dio “le affida l’uomo”, sempre e comunque, persino nelle condizioni di discriminazione speciale in cui essa può trovarsi. Questa consapevolezza e questa fondamentale vocazione parlano alla donna della dignità che riceve da Dio stesso, e ciò la rende “forte” e consolida la sua vocazione. In questo modo la “donna perfetta” (Cfr. Prov 31,10) diventa un insostituibile sostegno e una fonte di forza spirituale per gli altri, che percepiscono le grandi energie del suo spirito. A queste donne “perfette” devono molto le loro famiglie e talvolta intere Nazioni». Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, n. 30 «Parlare male di qualcuno equivale a venderlo. Come fece Giuda, che vendette Gesù per trenta denari. … Quando si va da un conoscente e il parlare diventa pettegolezzo, maldicenza, questa è una vendita e la persona al centro del nostro chiacchiericcio diviene una mercanzia. Non so perché, ma c’è una gioia oscura nella chiacchiera. Si inizia con parole buone, ma poi viene la chiacchiera. E si incomincia quello “spellare” l’altro. Ed è allora che dovremmo pensare che ogni volta che ci comportiamo così, facciamo la stessa cosa che ha fatto Giuda, che quando andò dai capi dei sacerdoti per vendere Gesù, aveva il cuore chiuso, non aveva comprensione, non aveva amore, non aveva amicizia. (…) Pensiamo e chiediamo perdono, perché quello che facciamo all’altro, all’amico, lo facciamo a Gesù. Perché Gesù è in questo amico. E se ci accorgiamo che il nostro parlare può fare del male a qualcuno, preghiamo il Signore, parliamo col Signore di questo, per il bene dell’altro: Signore, aiutalo. Non devo essere io a fare giustizia con la mia lingua. Chiediamo questa grazia al Signore». Papa Francesco S.Marta, 27 marzo 2013 «Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io spello un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro. Anche le parole uccidono. Facciamo attenzione a questo” (…) . Perché non si uccide solo con un coltello o una pistola, si può prendere la mira e premere il grilletto in un altro modo, attraverso la calunnia, la denigrazione, la sistematica maldicenza che finisce per annientare umanamente e psicologicamente l’avversario. Il quinto comandamento, non uccidere, andrebbe rivisto, ampliato, chissà, magari per mettere in guardia sui danni irreversibili che si commettono quando si mettono in giro delle chiacchiere, delle falsità, dei gossip costruiti sul nulla, solo per colpire alle spalle qualcuno. Chi commette questo peccato dimostra di essere leggero, poco attento alla Parola del Vangelo e, in fondo, insensibile al dolore altrui». Papa Francesco, Angelus, 7 sett 2014 «Tutto questo succede nelle nostre comunità parrocchiali, per esempio, quando due o tre incominciano a criticare un altro e incominciano a sparlare di quello e fanno una unità finta per condannarlo. Insieme si sentono sicuri e lo condannano: lo condannano mentalmente, come atteggiamento; poi si separano e sparlano uno contro l’altro, perché sono divisi. E proprio per questo il chiacchiericcio è un atteggiamento assassino, perché uccide, fa fuori la gente, fa fuori la “fama” della gente. Pensiamo alla grande vocazione alla quale siamo stati chiamati: l’unità con Gesù, il Padre. E su questa strada dobbiamo andare, uomini e donne che si uniscano e che sempre cercano di andare avanti sulla strada dell’unità. Però non le unità finte che non hanno sostanza e che servono soltanto per dare un passo oltre e condannare la gente e portare avanti interessi che non sono i nostri: interessi del principe di questo mondo, che è la distruzione . (…) Che il Signore ci dia la grazia di camminare sempre sulla strada della vera unità». Papa Francesco, S.Marta 17 mag 2018.
«Cara Myriam, (…) se la tua storia fosse più conosciuta, ti renderebbe subito punto di riferimento per tutte le rivendicazioni del mondo femminile, ancora così subalterno, nella Chiesa e fuori, all’egemonia imperante del maschio. Con quel moto di ribellione, tutto sommato, volevi far capire che la Pasqua vera della liberazione non sarebbe mai cominciata, se, al riscatto degli ebrei dalla schiavitù di dover cuocere i mattoni per le città degli oppressori, non corrispondeva l’affrancamento delle donne dalla condanna di dover perennemente cuocere per gli uomini le cipolle nelle pentole d’Egitto. Mosè comprese l’antifona, e adoperò tutto il suo prestigio per ridurti la pena, anzi per chiederne a Padreterno il condono completo. Forse aveva capito che in fondo avevi ragione e che, comunque, alla base della tua protesta, c’era lo stesso sentimento che un giorno, ancora bambina, ti aveva spinta fuori dei giunchi del Nilo, e un altro giorno, sulle sponde della terra nuova, ti aveva fatto intonare canzoni di libertà. Alitava, insomma, in tutte le tue scelte, lo stesso profumo. Profumo di donna. Nelle confezioni lusso dell’audacia e della tenerezza, ma anche nelle dosi forti della fiera protesta di fronte ad ogni sopruso consumato sulla tua pelle»

 

3. SPUNTI PER LA REVISIONE DI VITA

Dio salva molto spesso attraverso le donne che grazie alla loro maternità spirituale non si danno mai per vinte quando vedono una vita minacciata…
 La forza delle donne contro il sopruso e la violenza è la forza del dialogo che fa leva sul buon senso, sui sentimenti, su quella vocazione all’amore e al dono di sé che hanno scritta dentro. E’ questa la strada che le porta ad essere vincenti, a collaborare con Dio, per far trionfare la vita.
 Essere profetesse al femminile è diverso dall’essere profeti: siamo chiamate a coinvolgere e promuovere le donne ad essere degne della loro vocazione femminile familiare, sociale ed ecclesiale, perché nessuna si senta esclusa e insignificante nella costruzione del regno di Dio (un mondo migliore, una società più giusta, una Chiesa più fraterna e materna,…)
 E’ proprio delle donne liberare ogni energia e darsi con tutte se stesse per fare festa, aiutando gli uomini a non avere paura di una lode e amore “eccedente”: pensiamo al nostro ruolo nella liturgia, in cui possiamo essere protagoniste della celebrazione/festa, in virtù del nostro sacerdozio battesimale femminile!
 Ci sono tante donne che vivono la loro vita accanto ai propri familiari, senza costruire una propria famiglia, dedicandosi totalmente alla cura dei propri cari, condividendo e sostenendo un progetto familiare-aziendale, una missione politico-sociale, una vocazione sacerdotale: sono tutte “vocazioni verginali” degne di ammirazione per la loro generosità, certamente apprezzate dal Signore. Sono da valorizzare, custodire e nutrire con la nostra vicinanza e preghiera.
 Anche le famiglie più unite e le nostre comunità possono conoscere momenti di tensione tra i membri, forme di contestazione più o meno esplicite, fomentate da pettegolezzi e cattiverie originate da gelosia e invidia incontrollate: è molto più facile lasciarsi coinvolgere in esse che bloccarle sul nascere. Chiediamo aiuto al Signore per affrontare con determinazione il problema e lavorare insieme per una vera unità.
 Ancora oggi la forza specifica della donna nei ruoli chiave della società e della Chiesa stenta ad essere riconosciuta dall’autorità, ma non sfugge al popolo, quando esso la sperimenta con efficacia al suo interno. Ulteriori passi nel cammino di riconoscimento del carisma/leadership femminile dipende da quanto sappiamo viverlo con passione tra la gente, nonostante tutto…
 Il punto di vista femminile arricchisce la riflessione, il discernimento, l’efficacia nella soluzione ai problemi. Può darsi che non sempre siamo ascoltate e chiamate in causa nelle decisioni comunitarie, negli organi collegiali, ma quando si aprono davanti a noi possibili cammini sinodali, ci adoperiamo per dare un contributo significativo, facendo valere il nostro approccio femminile alla realtà?

A. BELLO, Ad Abramo e alla sua discendenza, La meridiana, 1992, pag. 85-86.