21 aprile 2020 anniversario della beatificazione

BEATA CHIARA BOSATTA

Martedi, 21 aprile 2020
Anniversario della beatificazione di suor Chiara

Chiara è come la genziana dei suoi monti,
bella come la luce, con le radici amarissime…

Guardiamo a te suor Chiara che hai saputo cogliere il “segreto” dell’Amore.
In questo tempo di prova, intercedi per noi la forza di credere nel mistero pasquale che siamo chiamati a vivere per giungere, come te, a sperimentare l’abbraccio gioioso del Padre.
Ripensando all’evento della tua beatificazione, ho trovato bello rileggere una pagina scritta dal confratello don Piero Pellegrini. Riassume la tua esistenza e il tuo messaggio con un tocco di poesia, quasi per esprimere, ancor meglio, le meraviglie compiute in te dallo Spirito.
Unisco un articolo che l’allora Vescovo di Como, mons. Alessandro Maggiolini (1931-2008), ci aveva regalato nel decimo anniversario di tale evento.
La Diocesi di Como – la stessa tua e di don Guanella – sta vivendo un periodo di sofferenza grande per le vittime del corona virus, la morte del Vicario generale, per il Sinodo bruscamente interrotto … allora è a te, suor Chiara, che l’affidiamo perché ognuno di noi, responsabilmente, possa continuare il cammino “insieme” al Suo Pastore mons. Oscar.
Unica, infatti, è la certezza che ci sorregge: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. (Rom. 8,28)
GRAZIE di cuore a tutte le religiose, ai sacerdoti, agli amici che hanno inviato messaggi di augurio e di vicinanza. Contraccambio con sentimenti di riconoscenza e di fraternità nel Risorto.

suor Franca Vendramin
delegata USMI diocesana

LA STORIA DI CHIARA

Che cosa può aver fatto di grande una ragazza, debole, presto consunta dalla tisi; timida e introversa, un poco pessimista … angustiata da senso di colpa, senso di inferiorità, facile al pianto?
La ricerca biografica su suor Chiara Bosatta mette in evidenza un lungo periodo piuttosto oscuro e quasi privo di notizie interessanti e personali; poi un breve periodo denso di cronaca minuta e di fervido impegno religioso: un immergersi nella preghiera e nella contemplazione, una ricerca appassionata di Dio, Dio solo e Cristo crocifisso.
Sta accanto a Cristo con un tormentoso senso del peccato, si sente dalla parte dei crocifissori; eppure ama perdutamente il suo Signore.
Per amor suo e lui solo, dolorosamente obbediente, si mette al servizio dei poveri in una congregazione novella; e per le ragazze orfane e abbandonate, giovani domestiche o filandiere, donne handicappate o anziane impegna la sua vita, la salute.
Morì a 29 anni bruciata dal suo amore maturato alla mistica di Cristo e del povero.
Non senza aver lasciato esempi di grande virtù, di equilibrio umano, di dotta ignoranza.
Si raccontò anche di miracoli ottenuti fra le sue bambine: miracoli semplici e poveri per povera gente; ma fatti di fede.
Un beato (don Guanella) ne scrisse e riscrisse la vita, scoprendo le ricchezze nascoste in un vaso di fragile creta, e ne svelò i segreti misteri compiuti dalla grazia di Dio in lei.
Una perla che è bello scoprire e conoscere: tra le tante meraviglie compiute da Dio fra gli uomini, un fiore di cielo sbocciato da un terreno roccioso e arido.
Suor Chiara Bosatta è nata a Pianello Lario e vi morì ancora giovane: tutta la sua vita si colloca nella seconda metà dell’Ottocento lombardo, sull’alto lago di Como, e trascorse quasi tutta in quel piccolo lembo delle Tre Pievi.
Per narrare la storia dei primi venti anni bisogna immergersi un momento nella storia locale, in quel territorio, restare orfani, come Chiara, a tre anni, e le case si svuotavano per emigrazioni di massa verso l’America; dove l’istruzione maschile era buona o sufficiente, ma per le femmine non c’era tempo, non c’era bisogno di studiare; a nove anni si andava al lavoro in filanda per 10, 12 anche 15 ore al giorno; ma i maschietti potevano andare tra le miniere di Dongo già a cinque, sei anni.
Chi superava la barriera dei primi cinque anni si vedeva davanti una prospettiva di una vita media di meno di trent’anni, tra sacrifici, povertà, lavoro.
Eppure non mancava la gioia; soprattutto non mancava la voglia di spendere bene quei pochi spiccioli di vita, grati a Dio di poter lavorare e soffrire per un mondo che si stava movendo verso il rinnovamento, verso una nuova creazione.
La storia di Chiara è la storia comune, di tutti in quel tempo, in quei paesi.
Ma ognuno porta un sigillo particolare, personale e Chiara ha pure il suo.
Chiara intende la vita come un dono dell’amore di Dio e in pochi anni, dalla adolescenza alla maturità, apprende ad amare: vorrebbe esser tutta e solo di Dio: tutta la vita non basta per amarlo; ma capisce che il suo cuore deve dilatarsi all’amore dei fratelli e la sua vita si arricchisce di una storia minuta, piccola, ma bella e serena, tutta ben documentata e narrata da quei piccoli attori che si muovono su quella scena che si anima fra Pianello, Ardenno e Como.
La Passione di Cristo e dei poveri diventa anche la sua passione a livello di carismi altissimi e di sofferenze penose.
Ma sa portare tutto su d’un vassoio, luminoso come lo splendore del suo lago: è il suo sorriso che incanta; Chiara è come la genziana che manda a chiedere nelle sue lettere, la genziana dei suoi monti, bella come la luce, con le radici amarissime. E’ la storia di Chiara.
E attorno a lei: la sorella Marcellina Bosatta con i parroci don Coppini e don Guanella. Chiara stessa, discreta e decisa, la racconta attraverso le sue lettere e altri pochi scritti; di lei e con lei raccontano don Guanella e le decine di amiche ed allieve che hanno collaborato con Marcellina e Chiara a dare origine alla Congregazione delle Figlie di S. Maria della Provvidenza.
(P. Pellegrini ; “La storia di Chiara”, Introduzione, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1991; pp. 7-9)

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