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LETTERA APERTA DELL’ING. PIETRO MOLLA
FIDANZATA, SPOSA E MADRE
Cara Gianna,
permettimi che ti chiami ancora con il tuo dolce nome, senza farlo precedere da “Venerabile Serva di Dio” quale ora tu sei.
[…] Sì, la forma di lettera mi permette di tradurre lo scrivere di te in un soave conversare e rivivere con te i nostri anni di gioia piena e perfetta. Una lettera “aperta” perché sono chiamato a dire di te e a testimoniare per il bene della Chiesa, per il bene che ancora tu puoi fare; di te che, come ha detto il compianto Card. Giovanni Colombo, sei “una di quelle anime che il Signore ci manda sulla terra indubbiamente per recarci un messaggio”.
[…] Tu sei stata una splenda creatura, sei stata “la mia amata … l’amata del mio cuore, … l’amore dell’anima mia” del Cantico dei Cantici, la mamma felice e sapiente dei nostri figli, e hai cercato per ogni decisione e ogni opera la volontà del Signore con la preghiera e l’Eucaristia.
Ricordi, Gianna, la sera del 31 dicembre 1954? Io la sento tanto vicina e certamente
Segue il testo integrale:
BREVE PROFILO BIOGRAFICO
Gianna Beretta nacque a Magenta (Milano) il 4 ottobre 1922, decima di tredici figli. Studente dell’Università di Milano e di Pavia, nel 1949 si laureò in medicina e chirurgia. Specializzatasi in pediatria nel 1952, si donò al servizio dei bambini, a Ponte Nuovo di Magenta e a Mesero. Desiderò avere bambini propri a cui donarsi, e si sposò con l’ing. Pietro Molla. Ebbe tre bambini. Nei primi mesi di una nuova gestazione, si manifestò in lei un male che non le avrebbe permesso di condurre a termine la gravidanza. Pronta ad ogni sacrificio, si sottopose a intervento chirurgico, decisa e implorante di “salvare” il bambino. Ripeteva: “Sono pronta a tutto, pur di salvare la mia creatura”. Il 21 aprile 1962 nacque la quarta bambina, e il 28 aprile moriva l’eroica mamma, convinta che “è peccato uccidere nel seno”. Accettò coscientemente di morire per dire “sì” alla vita di un suo bambino. Il Papa Giovanni Paolo II la proclamò Beata il 24 aprile 1994 e Santa il 16 maggio 2004.
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GIANNA BERETTA MOLLA
UNA SANTA DELLA QUOTIDIANITA’
Gianna è certamente una santa della quotidianità e, in tal senso, è una grande speranza per noi: le condizioni della sua esistenza furono quelle normali di un’adolescente, di una giovane, di un medico e di una madre di famiglia, e le visse amandole e facendo luogo di crescita per l’amore e per il dono di sé tutto ciò che incontrava, persone e avvenimenti. Amava la vita e le cose belle della vita: la musica, l’arte, le montagne che l’avvicinavano a Dio; sapeva affrontare con serenità i disagi e le fatiche quotidiane, la noia della routine, la monotonia e l’apparente banalità di certe giornate.
Il segreto della sua quotidianità straordinaria è stata la fede ricevuta dai genitori, custodita e accresciuta dalla Parola di Dio, alimentata dall’Eucaristia, provata al crogiuolo della carità.
La testimonianza di questa donna è di grandissima attualità in un tempo nel quale tutti i valori umani ed evangelici sono messi in discussione e gli stessi cristiani si sentono soffocato dalla mentalità circostante e incapaci di tradurre la fede nel quotidiano, di ricercare la volontà di Dio nelle realtà di ogni giorno, di riconoscere il primato di Dio in ogni evento e in ogni circostanza. Noi che spesso lavoriamo senza vedere con sufficiente chiarezza il senso del nostro agire, abbiamo bisogno di essere rischiarati e rimessi sulla via della speranza da coloro che, al di sopra della molteplicità dei beni effimeri, hanno vissuto, per grazia del Signore, nella semplicità di quel Bene che rimane eterno.
Da Gianna tutti abbiamo qualcosa da imparare: le parrocchie, le associazioni ecclesiali, i giovani, gli adulti, gli anziani, i medici che talora non sanno come trasformare la loro professione in vocazione e missione, soprattutto le madri e le famiglie. Ella ha dimostrato che la donna sposata è sì chiamata alla maternità fisica, ma anche a risvegliare nei figli, come in ogni persona, la vita della grazia e a cooperare al suo sviluppo.
Lode e grazia e a Te, o Signore, per quanto ci hai insegnato e ci insegnerai attraverso la figura di Gianna. Dona a ciascuno di noi, di poter dire ogni giorno quella parola che lei ha ripetuto anche prima di morire: “Gesù, ti amo”.
(Articolo del Card. Carlo Maria Martini, In terra Ambrosiana. Diocesi di Milano. 45 [1994/1] 24-25)