Come granello di senape...

Progetto Carcere

 

IL VANGELO IN CARCERE:

UN PROGETTO DELLE CONSACRATE A COMO

COME GRANELLO DI SENAPE…

 

 

 

Martedi 24 dicembre, Vigilia di Natale, durante la Santa Messa presieduta dal vescovo monsignor Oscar Cantoni nella Casa Circondariale del Bassone di Como, verrà presentato il Progetto di volontariato delle Consacrate “Come granello di senape”. Ne illustriamo i tratti essenziali, dando voce alle consacrate coinvolte, nella speranza che si realizzi già nell’oggi quello che ci si auspica nella testimonianza al piede di questa pagina: al di là delle sbarre, rivedere le stelle.

 

“Come granello di senape” … perché?

«È una denominazione insolita per un progetto destinato a essere vissuto in carcere, eppure non è stata scelta a caso… Anzi, vorrebbe da subito invitare chi vi si accosta ad assumere una modalità particolare di lettura e di comprensione: quella della piccolezza e della profondità.

Noi consacrate che lo stiamo “inventando” passo dopo passo, attente a cogliere le mosse della Provvidenza, siamo davvero ben piccola cosa – “un granello di senape” – di fronte alla complessa e delicata realtà del carcere. Questo progetto, se piantato in un terreno disposto ad accoglierlo, come il granello evangelico crescerà… Un auspicio? Un sogno? Vogliamo semplicemente ­ darci dell’Agricoltore – Dio – e da parte nostra, cerchiamo di mantenere “aperto” questa iniziativa a quanto la fantasia dell’amore sicuramente suggerirà giorno dopo giorno»

 

A chi è dedicato il progetto?

 

«“Come un granello di senape” è stato realizzato in memoria di Marisa Gini, missionaria secolare canossiana (1947-2017). Insegnante di ­ filosofia e poi preside dell’Istituto Maddalena di Canossa, Marisa si dedicò con passione alla formazione dei giovani: le sue lezioni erano ricche di sapienza e traboccavano di quella spiritualità profonda che sempre caratterizzò il suo essere e operare. Nel gennaio 1978, con altre collaboratrici, diede inizio al gruppo di consacrate secolari secondo il carisma di Maddalena di Canossa. Nel settembre 1997 ebbero il decreto di approvazione come associazione riconosciuta dalla Chiesa. La famiglia secolare scelse come simbolo il granello di senape. Dal 2002 le Missionarie Secolari Canossiane si diffusero anche in India, Argentina, Paraguay e Tanzania. Il 28 novembre 2017 Marisa improvvisamente muore, lasciando il ricordo indelebile di una creatura mite, umilissima, felice, innamorata di Cristo Croci­fisso, contemplato nel volto dei giovani e delle donne bisognosi di educazione, di tenerezza materna e forte. Guardiamo ora a Marisa come “granello” a fondamento del progetto di volontariato del carcere».

 

Chi sono le consacrate e i collaboratori coinvolti?

 

«Un gruppetto di religiose ha iniziato a operare all’interno della Casa Circondariale nel 2016, l’anno della misericordia voluto da Papa Francesco: suor Miriam Cassinotti (Figlie della Presentazione di Maria SS.ma al Tempio), suor Giusy Garcia Ruiz (Suore M. Immacolata della Consolazione), suor Stellanna Vaccari (Suore Giuseppine di Rivalba), suor Franca Vendramin (Figlie S. Maria della Provvidenza, guanelliane). Dopo due anni si sono unite suor Marilena Beretta (Suore di S. Giuseppe dell’Apparizione) e suor Ginetta Quatra (Figlie S. Maria della Provvidenza, guanelliane); da quest’anno, Emanuela De Bortoli e Angela Sulpizio (Ordo Virginum). Le Monache di clausura Visitandine di Como, ­ n dall’inizio, hanno accolto l’invito ad accompagnare il progetto con la loro preghiera. In particolare: ogni settimana, al mercoledì, offrono la loro giornata al Signore per la Casa Circondariale del Bassone; preparano lo schema della preghiera dei fedeli per la Santa Messa festiva. Sono inoltre disponibili a curare la corrispondenza epistolare con i detenuti. In seguito, anche le Monache Benedettine del Monastero SS. Salvatore di Grandate hanno o‑ erto la loro collaborazione orante: nell’adorazione notturna e in un turno di veglia dinnanzi a Gesù Eucaristia ricordano le sorelle e i fratelli reclusi; al giovedì, il Santo Rosario è pregato per i carcerati, il personale di servizio e tutte le loro famiglie. Particolarmente signi­ficativa, e a noi cara, è la condivisione del progetto con i seminaristi. Una volta al mese animano gli incontri di preghiera per i detenuti nella cappella del carcere maschile. Sono esperienze di evangelizzazione che consolidano la comunione tra di noi e sono pietruzze preziose nell’edi­ficazione della Chiesa della carità».

 

Qual è l’obiettivo di questo percorso?

 

«Creare un Centro di Ascolto, all’interno del carcere, coordinato dalle Consacrate. In accordo con i responsabili della Casa circondariale, in “punti” di ascolto nelle varie Sezioni del Bassone».

 

E i tempi di realizzazione?

 

«Dopo un primo periodo di conoscenza “diretta” del mondo del carcere, abbiamo ritenuto opportuno avviare questo progetto ad experimentum negli anni 2018-2019-2020. Seguirà la valutazione dell’esperienza con i responsabili del Carcere quindi nel 2020/2021, in occasione della celebrazione del Sinodo diocesano, si vorrebbe costituire ufficialmente il Centro di Ascolto. Il tema sinodale – Testimoni e annunciatori della misericordia di Dio – ci offre uno stimolo forte per dare questo piccolo segno concreto di attenzione e di solidarietà verso i più deboli. In particolare, come donne consacrate, ci sembra un’occasione per essere “madri” e mostrare il volto tenero e misericordioso di Dio ai fratelli detenuti, al di là del colore della loro pelle, della nazionalità e di qualsiasi religione… Ciò che ci sta a cuore, infatti, è la ”persona” con la sua dignità». Una delle opere di misericordia è “Visitare i carcerati” … «Andando in carcere, le consacrate hanno scelto alcune priorità: l’accoglienza e l’ascolto dei detenuti, l’evangelizzazione tramite incontri di catechesi e di annuncio del Vangelo. Settimanalmente sono presenti alla Messa nella sezione delle detenute (al sabato), tra i detenuti (alla domenica) e nel reparto dei “Nuovi Giunti” (al lunedì). Due di esse si sono inserite anche nel coro che si sta creando all’interno del carcere. Nei tempi forti dell’anno liturgico partecipano alle speci­fiche celebrazioni. Un’altra attenzione è stata rivolta ad alcuni laboratori dove i detenuti operano quotidianamente. Si collabora con il Centro stampa “Homo faber” e con il Laboratorio bricolage per stampa e acquisto di prodotti confezionati dai detenuti stessi. Si sta studiando come organizzare mostre, banchi vendita di tali prodotti in particolari occasioni: feste, sagre… in accordo e secondo le direttive dei responsabili del carcere. Tutto ciò per sensibilizzare specialmente le comunità parrocchiali a porre attenzione alla realtà del carcere oltre che a valorizzare l’operato dei fratelli reclusi».

 

Come si sostiene il Progetto?

 

«Le consacrate prestano gratuitamente il proprio servizio. Chiedono solo un sostegno economico per partecipare ad iniziative /convegni di formazione a livello regionale/ nazionale e per l’acquisto di sussidi che servono per l’animazione spirituale e la catechesi ai detenuti. Quando il Progetto sarà de­finito e approvato, lo si presenterà al Consiglio Direttivo della Caritas Diocesana e si sottoporrà la richiesta di poter avere, con regolarità, un contributo economico. Attualmente si accolgono o‑ erte libere che verranno devolute a bene­ficio dei detenuti».

 

Come sarà il Natale in carcere? E quale augurio, per il Natale, arriva dal carcere?

 

«La Santa Messa che si vivrà martedì 24 dicembre – ci risponde suor Franca Vendramin – con il nostro Vescovo, i responsabili del carcere, i detenuti, gli agenti della polizia penitenziaria, i volontari… sarà sicuramente l’apice di questo Natale 2019. Il Dio con noi che si è fatto Bambino per abitare anche in quel luogo angusto ed isolato, come può essere il carcere, ci invita alla speranza. Sì, una speranza vera che diviene augurio: nella solidarietà misericordiosa e non giudicante, nell’amore “sprecato” verso fratelli e sorelle che il mondo ritiene “lontani” e magari anche ormai “perduti”, sta il segreto per rivedere ancora e stavolta insieme, le stelle. Buon Natale!».

 

sintesi a cura di ENRICA LATTANZI

 

In breve:

La prima volta che sono entrata in Carcere mi ha molto meravigliato lo stile con cui sono aperte e chiuse le porte.Tutto funziona automaticamente… Per molto tempo ho pensato a questo chiudersi e aprirsi, mettendolo in relazione con la nostra presenza tra i detenuti: evangelizzare in carcere è chiudere la porta della condanna e aprire la porta del perdono. (sr. Miriam)

È sabato: ho un appuntamento importante, un incontro speciale! Che bello rivedere persone con le quali si condivide un “pezzetto” di strada. È incontrare il sorriso, l’abbraccio di persone “trovate per caso”… o forse c’è il progetto di un Altro, una sfi da alla quale liberamente si può aderire o voltare le spalle… (Emanuela)

La mia esperienza si svolge nella sezione Nuovi Giunti: un ambiente delicato e diffi cile. Mi sento di essere “semplicemente” un segno della tenerezza di Dio. Vivo momenti di umanità, ascolto, preghiera. (sr. Marilena)

Da oltre due anni, ogni settimana, vado dalle detenute. Questa mia presenza vuole essere una vicinanza umana e insieme una lettura dialogata del Vangelo. Mi rendo conto di poter “fare” ben poco, ma nella realtà del carcere le piccole cose sono importanti… (sr. Giusy)

Vado in mezzo alla sorelle e ai fratelli detenuti cercando di esprimere accoglienza, affetto e facendo loro sentire di essere ”persone”. Ci dicono che la nostra presenza dona molta speranza, perché avvertono che qualcuno li ama nonostante gli sbagli… (sr. Stellanna)

Questa esperienza mi ha aperto cuore e mente verso le persone che hanno sbagliato. Spesso mi tornano alla mente le parole di Gesù: “Chi sei tu per giudicare questo tuo fratello”? Con i detenuti ho instaurato un buon rapporto di stima, rispetto e di amicizia. L’abbraccio, la carezza, il saluto danno speranza a chi vive senza e mi aiutano ad essere, come il mio Fondatore voleva, “sorella, madre di chi non ha nessuno che li ama”. (sr. Ginetta)

 

Di seguito alcuni allegati utili stampabili:

Locandina preghiera carcere 19-20

PROGETTO CARCERE stampa

PROGETTO CARCERE Come granello…

sacchetto pasquale